Li attendevano al varco. E i colpi proibiti ci sono stati. Paolo Savona e Antonio Tajani, ministro per gli Affari europei e presidente del Parlamento europeo, dal palco di Nemetria a Foligno se le sono date. A modo loro. Uno, più pacato – e stiamo parlando del professore che avrebbe dovuto fare il ministro dell’Economia se Sergio Mattarella non si fosse impuntato – l’altro molto fumantino che ha degnamente chiuso l’incontro ‘Etica ed Economia: le filiere, assi portanti dello sviluppo”.

 

I due hanno fatto passare in secondo piano il parterre di tutto rispetto che anche quest’anno Nemetria era riuscita a concentrare in poche ore: Vincenzo Boccia (presidente di Confindustria) Federico Golla (presidente Siemens Spa), Domenico Arcuri (amministratore delegato di Invitalia) e Salvatore Rebecchini (presidente di Simest). Con Giuseppe De Rita, presidente del Censis e di Nemetria, ad aprire le relazioni.

 

Savona e Tajani, dicevamo. Il primo parte addirittura dai Greci (niente a che vedere con la Grecia e la crisi economia, ma la Grecia antica) per poi arrivare al mondo contemporaneo, moderno. Di strettissima attualità: “Etica e morale sono aspetti fondamentali della nostra società, ma non bisogna trascendere nel moralismo che invece indica rigidità. Ogni riferimento ai politici europei non è puramente casuale”.

 

Il secondo, a cui evidentemente vengono riferite le parole di Savona – Tajani arriva in ritardo a Palazzo Trinci – che non si tiene e spara a zero sul Governo e sulla Manovra: “Il reddito di cittadinanza è qualcosa di inutile. L’assistenzialismo non è mai una buona notizia. Dobbiamo dare ai giovani la possibilità di lavorare, non di mettersi tranquilli sul sofà a guardare la partita portando a casa 780 euro”. Assistenzialismo che diventa Satana in persona: “L’assistenzialismo, al Sud, sarà sinonimo di lavoro nero che, come sappiamo, è in mano alla malavita”. Non solo: “Spero che questo Governo duri poco, è contro natura”. Oppure: “Savona sarà professore, ma io ho una laurea in Giurisprudenza, parlo correntemente quattro lingue e ho avuto diversi incarichi di prestigio. Se lui ha detto la sua, perché io non dovrei poter dire la mia?”. Il tutto perché qualcuno rumoreggiava in sala sull’ipotesi che Tajani stesse tenendo un comizio.

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