Dalla sicurezza delle infrastrutture stradali alla salute degli autotrasportatori umbri, passando per diritti, doveri e formazione. A organizzare il convegno ‘Sicurezza stradale, un viaggio a 360°’ è stata la Federazione autotrasportatori italiani (Fai) Umbria, sabato 4 maggio ad Assisi, alla presenza di numerosi associati e rappresentanti: Vittore Fulvi e Carlotta Caponi, rispettivamente presidente e segretario di Fai Umbria, Paolo Uggè e Andrea Manfron, il primo presidente nazionale di Fai Conftrasporto (e vicepresidente nazionale di Confcommercio), il secondo segretario generale di Fai. Presenti, inoltre, i vicepresidenti Claudio Fraconti (Fai Milano), Natalino Mori (Fai Marche), Leonardo Lanzi (Fai Emilia) e Gianni Satini (Fai Veneto). Tra i relatori anche Gianluigi Rosi e Ornella Manferoce, dottori tra i massimi esperti europei di medicina angio-vascolare, che hanno presentato uno studio scientifico epidemiologico sulla presenza della malattia venosa cronica negli autotrasportatori.

“Il 90% della loro attività lavorativa – ha spiegato Rosi – si svolge da seduti. Questo porta alterazioni importanti a livello venoso e sappiamo quanto questo è significante perché le vene riportano il sangue dai piedi al cuore. Un altro fattore di rischio per gli autotrasportatori è, per esempio, il fumo e perciò è necessario eseguire esami e screening”. Il tema delle infrastrutture è stato trattato su più fronti. “Sono molti mesi – ha dichiarato Fulvi – che c’è il divieto di transito per i mezzi pesanti sul tratto di Verghereto della E45 e ad oggi non sappiamo quando verrà riaperto. I nostri mezzi sono costretti a fare percorso alternativi che incidono sui costi, perché aumentano i chilometri, le ore di guida, il carburante impiegato. L’impatto non è solo, poi, sulle nostre aziende, ma anche sulle altre che vivono del ‘transito’ che c’è sulla E45. Chiediamo alle istituzioni di intervenire”.

“La sicurezza – ha affermato Uggé – si realizza innanzitutto incrementando la formazione professionale e noi siamo impegnati a realizzare corsi di formazione ai nostri imprenditori; poi attraverso la realizzazione e il miglioramento delle infrastrutture, che si ripercuote anche sulla sostenibilità ambientale, perché un automezzo che rimane in coda e viaggia a 10 chilometri all’ora è più inquinante di un automezzo che ha 50 anni; infine, rispettando le regole, quindi effettuando controlli sugli operatori esteri per sfavorire la concorrenza sleale”. “Il Ministero delle infrastrutture e dei trasporti – ha aggiunto Uzzé – ha stanziato 240 milioni di euro a sostegno dell’autotrasporto che saranno ripartiti in rimborsi dei pedaggi autostradali, sostituzione del parco mezzi circolante, perché circa il 60% è costituito da automezzi ante Euro 3, il che vuol dire mezzi con 15, 20, 30 anni di età, e formazione professionale anche riguardo l’Europa. L’Europa assume sempre più decisioni che interessano il nostro settore e noi speriamo, vista la prossimità delle elezioni europee, che l’autotrasporto italiano riesca a essere presente nelle istituzioni con un proprio rappresentante”. A proposito di Europa, durante il convegno si è approfondita la vicenda derivata dalla Decisione del 19 luglio 2016, con la quale la Commissione Europea ha accertato l’esistenza di un cartello segreto tra le case costruttrici di automezzi, iniziato nel 1997 e durato fino al 2011, per coordinare il prezzo di fabbrica del camion, la tempistica dell’introduzione delle tecnologie sul controllo delle emissioni inquinanti e la traslazione dei costi derivanti sui clienti.

“La Fai – ha detto Manfron – sta portando avanti un’azione collettiva in Olanda contro questo cartello di produttori a cui è stata comminata una sanzione complessiva di circa 2,93 miliardi di euro, già pagata. L’azione è partita tre mesi fa: coloro che vogliono recuperare il sovrapprezzo pagato possono farlo e saranno assistiti in maniera assolutamente gratuita. Per tutte le informazioni ci si può rivolgere al Fai territoriale”.

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