In Italia sino ad oggi sono 687 i morti sui luoghi di lavoro, ma aggiungendo le morti in itinere si supera quota 1300 in questo tragico bilancio.
Un numero del tutto inaccettabile. E l’Umbria dà purtroppo il suo contributo di sangue a questo bilancio.

Sui morti sul lavoro siamo a 12 e se consideriamo, come è doveroso, quelli in itinere siamo a quota 20.
E non ci sono solo gli infortuni mortali, anche il fenomeno delle malattie professionali si va allargando: siamo passati da 1.404 persone colpite da questo tipo di malattie nel 2017, a 1.532 nel 2018.

Come abbiamo denunciato più volte il nostro comparto, quello edile e delle costruzioni, è tra i più colpiti.
Molti lavoratori subiscono cadute dall’alto, ribaltamento di mezzi meccanici, schiacciamenti. Le cause? La continua “deregulation” del mondo del lavoro, l’aumento degli orari, il dilagare del lavoro nero e delle false partite IVA.

E non muoiono solo i lavoratori dipendenti, ma anche gli artigiani e i piccoli imprenditori, come testimoniano i 2 ultimi incidenti avvenuti a Città di Castello e a Todi.  Bisogna bloccare questa tendenza inaccettabile. Intanto applicando il testo unico sulla sicurezza, dando un ruolo vero e forte ai rappresentanti dei lavoratori per la sicurezza e territoriali (RLS e RLST).

Inoltre occorre che il Governo torni ad investire sulla sicurezza e sulla prevenzione, ribaltando la tendenza in atto, che ha visto praticamente smantellato il sistema dei controlli pubblici. In questo quadro è estremamente importante l ‘accordo sottoscritto, nei giorni scorsi da CGIL/CISL/UIL con la Confindustria, che prevede un patto tra parti datoriali e sindacali finalizzato all’applicazione del DL 81/2008 e a migliorare le tutele assicurative ed antinfortunistiche dell’INAIL.

Rafforzando il confronto e il riconoscimento reciproco tra sindacato dei lavoratori, datori di lavoro ed istituzioni pubbliche si può e si deve sconfiggere la piaga delle morti sul lavoro, anche in Umbria!

FILLEA/CGIL Umbria FILCA/CISL Umbria FENEAL/UIL Umbria

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